Ci piace cogliere la diversità delle manifestazioni della dimensione Femminile del Divino.
Coglierla per celebrarla.
Ci lasciamo sorprendere da visioni così differenti da dar forma a polarità solo apparentemente inconciliabili.
Possiamo osservare infatti, nell’immagine delle due dee, tratti, posture, abbigliamenti che evocano scenari di vita e di emozioni opposte.
Il mezzo busto raffigurante il divino femminile nella tradizione religiosa di area induista esplode in un prorompente tripudio di abbondanza: i prosperosi seni – accentuati dalla foggia degli abiti e sottolineati da disegni che ne esaltano le rotondità – sono cifra e misura della bellezza del corpo. Che con facilità possiamo immaginare. L’oro, l’avvolge con il suo calore luminescente. Mette in risalto l’incarnato della dea con volute di movimenti. I monili segnano perimetri immaginari sul volto e sul collo. Gli occhi, sognanti, sono invito a sognare. Guardano lontano. Alla serafica bellezza di qualcosa da contemplare. Guardano l’osservatore… affinché l’osservatore colga il divino che è nel mondo.
Tutto della dea dice, senza essere detto: voluttà.
Il mezzo busto raffigurante il divino femminile nella tradizione religiosa di area cristiana esprime l’esperienza dell’assorbimento interiore. Anche qui compaiono i drappeggi, ma hanno lo scopo di circondare l’azione nella quale la dea è impegnata: la preghiera. E l’oro, pur presente, borda e delimita, ma senza catturare la nostra attenzione. Giusto un tocco, una manciata di piccole stelle sul velo, a indicare il lignaggio divino. Le mani occupano la parte centrale della scultura. Con la loro posa celano completamente il seno. Sono giunte, in posizione orante. Ricordano che qualcosa, che non si vede, deve essere percepito. E che questo qualcosa non si trovi fuori – all’orizzonte o in un altrove – lo esprimono gli occhi, semichiusi e abbassati.
Tutto della dea dice, senza essere detto: il potere del divino è dentro.
Entrambe le divinità femminili, nelle loro abissali differenze – e anzi, proprio grazie ad esse – ci stimolano a esplorare la magnificenza delle ricchezze dell’universo femminile: sensualità e attitudine meditativa; splendore e riservatezza; apertura al mondo e attenzione all’interiorità.
Nessuna espressione è meglio dell’altra. Tutto è Uno.
Dedicata a ogni donna che si lascia ispirare dalle dee che la abitano.
Dott.ssa Debora Molli, psicoterapeuta